Il Cuore non è un'astrazione, ma un ponte che immette nei Mondi supremi.
Il mio Cuore ardente è la mia Guida.

venerdì 20 marzo 2015

La pericolosità dell'Arte che innesca il Risveglio

"Non posso rimanere ad aspettare ciò che la mente accetterebbe, 
sarebbe un gesto razionale. 
E io con il cervello mi ci pulisco il culo."
Estratto da Clamori al Vento, di Antonio Rezza e Flavia Mastrella

La vera Arte non permette nessun aggancio alla memoria. Crea un bug mentale, un tilt del pensiero. Non puoi riconoscerti, trovarti, risuonare con nessuna emozione. In un Atto artistico non c'è nulla di riconducibile, di preesistente: rappresenta l'apertura verso l'Ignoto. Il buio. L'eterno infinito. Il nulla. 



L'Artista durante una performance letteralmente muore, svanisce e presta il suo corpo a una vibrazione che crea uno squarcio nella realtà per catapultare lo spettatore nel Reale. 
L'Assurdo s'impossessa del corpo dell'artista e lo deforma per compiere azioni indecifrabili che restano fini a sé stesse. Il cervello non può cogliere messaggi, scopi o logica. Non c'è niente che passi attraverso i canali di comunicazione usati alla mente. Non c'è etica, educazione, umanità. Non c'è linguaggio.

Chi vuole fare Arte deve tuffarsi nell'abisso nel Mistero senza volersi proteggere. Se lo scopo sarà raggiunto nulla di sé stesso sopravviverà. L'Artista è colui che non ha niente da perdere.


Quando un'Atto creativo viene compiuto nulla di mortale può co-esistergli nell'Istante in cui accade, poiché il finito è destinato a dissolversi nell'infinito del Momento in cui l'Arte fa la sua apparizione.
Trovo incredibile che l'Opera creata sopravviva a chi l'ha materializzata: mentre l'artista vive nel tempo, l'Arte avviene solo nell'Istante Presente, e per questo riecheggia nell'eterno. 

"Di solito le idee non si confidano per scaramanzia o per paura che qualcuno possa rubarle. Ma in questo caso chi vuole rubare deve morire. 
E non se ne trova uno disposto a morire per un'idea, quindi la divulgo in modo sprezzante.
Estratto da Clamori al Vento, di Antonio Rezza e Flavia Mastrella

Un Artista che cerca di essere compreso in ciò che fa mendica il suo talento e svilisce sé stesso. Infatti il vero Talento raramente può essere colto, accolto, diffuso e valorizzato. Spesso questo costringe gli artisti ad accettare compromessi, a ruminare il già masticato per non esporsi all'imprevidibilità della condizione dell'Arte incontaminata. 
Durante una performance ci dev'essere un contagio, Qualcosa attraversa il performer per arrivare fino al pubblico; questo Qualcosa passa attraverso uno squarcio sensoriale, una disconnessione della mente provocata dal ritmo dell'Azione artistica. Il pubblico, per il solo fatto di assistere alla performance, svela una ricerca -consapevole o meno- dell'Ignoto. Vuole sperimentare l'Essenza, annullare il controllo per assaporare la Potenza. 

Assistere a una Performance Artistica non può che innescare una Folgorazione interiore. 
C'è bisogno di questo tipo di Arte perché è pericolosamente risvegliante, incendia il corpo e incenerisce la mente. Favorisce la Vita nel suo stato più arcaico e feroce. Arcaico perché senza filtri e contaminazioni, feroce perché non lascia scampo: c'è una Forza che che attraversa il performer si insinua nello spettatore e va a caccia della sua coscienza per divorarla e generare un Vuoto. Questa Forza scocca da una Scintilla generata dal Ritmo dell'Opera, una danza che conduce alla perdizione. 


Sono stata contagiata da due Artisti:
Flavia Mastrella si occupa di comunicazione e sconfinamenti.
Antonio Rezza è. E non ha mai smesso.


Un abbraccio,
Daniela